Words by guido Paoletti

ANTICO ROSSO
Ho poi coperto con il pelo vivo
le mie squame di lava raffreddata.
si spacca la mia faccia in un sorriso,
ma non è faccia, è stella appena nata.
Il mio universo fallico e impotente
terrifica molecole nell’aria
e sotto pelle io non sento niente:
soltanto una vecchiaia straordinaria.
E straordinariamente i bianchi denti
nascondono esplosioni devastanti.
Dimentica, dimentica l’umano.
Noi vigiliamo e vi segniamo il passo
con pelle e sangue forte di marziano,
con fredda ingratitudine di sasso.
Voi siete nella giacca e nel cappello,
ma non potete entrare in corridoio.
Io sono il Gran Custode, io sono quello
che vi accompagna infine al mattatoio.
Gridate voi, ché io non posso farlo.
Morite voi. Io vivo e mai non parlo.
AVETE QUALCOSA PER ME?
Ero in piedi,
all’alba,
sulla ferrovia.
Un sole atomico venuto da lontano
lungo i binari rame-ottone-acciaio
mi raggiungeva galoppando forte.
Negli occhi il sole,
dietro di me la morte.
Avete dunque voi qualcosa
che io fra poco perderò?
Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
Bello il sole adesso sulle guance.
Fresca la schiena, caldo il cuore in petto.
Dietro: la morte.
Il vento mi diceva:
silenzio silenzio silenzio.
Il treno alle mie spalle.
Ecco.
Le gambe qua, il tronco è già più avanti.
La faccia:
vuota maschera di ieri.
E il mio cervello?
Ciò che di me che ancora vive…
…secondi pochi…
…avete qualcosa per me?
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